Primo, la riforma della politica

Primo, la riforma della politica

Il 12 marzo il Comitato nazionale dell’Anpi ha diffuso il seguente documento politico.

Considerata la situazione complessiva del Paese e le gravi difficoltà che esso sta attraversando, che raggiungono addirittura il livello dell’emergenza sociale;
Ritenuto che anche sul piano delle istituzioni, esistono difficoltà e problemi che esigono interventi riformatori ponderati, in linea col sistema costituzionale vigente;
Considerato che vi è, nel Paese, molta discussione attorno alla legge elettorale ed alla necessaria differenziazione del lavoro delle Camere, ma ancora non si riesce a varare una legge elettorale che corrisponda agli interessi reali del Paese e non a quelli dei singoli partiti e si attenga alle indicazioni della Corte Costituzionale. Nello stesso tempo, non si riescono ancora ad intravvedere piani organici di risanamento e sviluppo dell’economia, di rilancio dell’occupazione e, in generale, delle condizioni di lavoro e di vita della maggior parte delle cittadine e dei cittadini italiani e soprattutto dei giovani;
Ribadito che il ruolo della politica e dei partiti è fondamentale per la stessa vita democratica del Paese; che peraltro è proprio su questo terreno che occorre operare una vera e profonda riforma, che restituisca alla politica, appunto, il ruolo che le spetta, in piena consonanza con gli interessi della collettività, e riconduca i partiti al compito loro affidato dalla Costituzione;
Considera questa riforma complessiva prioritaria rispetto ad ogni altra, rappresentando la condizione essenziale non solo per il miglior funzionamento delle istituzioni, ma anche per superare la frattura che da tempo si è creata con i cittadini;

Ritiene necessario precisare che:

per riforma della politica si deve intendere un mutamento radicale del modo di essere attuale dei partiti, dei comportamenti politici, nelle istituzioni e nella società, per restituire fiducia ai cittadini, ricondurre quelli che tuttora restano assenti, al voto, per ottenere la loro fattiva e convinta partecipazione al riscatto ed al rilancio del Paese;
occorre, insomma, tornare alla politica come l’avevano immaginata i Costituenti, quando scrissero articoli fondamentali come il 54 (dovere dei cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina e onore), il 97 (garanzia di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione pubblica), il 49 (che assegna ai partiti la funzione di concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale) e quanto delinearono una struttura complessiva delle istituzioni, fatta di pesi e contrappesi e di corretti rapporti tra Parlamento, Governo e organi di garanzia.
il risultato che ci si propone non si raggiunge solo col taglio delle spese e degli sprechi (pur assolutamente indispensabile), ma deriva soprattutto da cambiamenti radicali di prassi, di costume, di modi di essere dei partiti e dei singoli e da un impegno forte contro la corruzione diffusa, contro l’evasione fiscale, contro l’avanzata – sull’intero territorio – della criminalità organizzata. Soprattutto si ottiene solo con una forte riaffermazione dell’etica nella politica, oltreché nella vita quotidiana e nelle istituzioni.
È in questo contesto che vanno realizzate quelle riforme costituzionali che appaiono mature nella elaborazione diffusa e sono coerenti con la logica complessiva del sistema costituzionale; in primis, la riforma del sistema del cosiddetto bicameralismo “perfetto” che parta dalla necessità di differenziazione del lavoro delle due Camere, nell’esclusivo intento di rafforzare, migliorare e velocizzare l’attività legislativa per renderla più aderente ai bisogni del Paese.
Queste sono, dunque, le condizioni essenziali perché ci sia, da un lato una prospettiva vera di riforme e di rilancio e dall’altro un ritorno alla normalità e civiltà dei rapporti in Parlamento e nelle istituzioni e si creino le condizioni per il ritorno a quel rapporto di fiducia tra cittadini, istituzioni e politica, che è fondamentale perché si realizzi davvero la democrazia.
Per questa grande operazione, che non può più attendere ed è di assoluta urgenza, la guida va reperita sempre nei princìpi costituzionali e nei valori espressi dalla Costituzione.
L’ANPI intende essere tra i primi in questa battaglia per la riforma della politica; ma è convinta della necessità che a questo impegno venga assicurata la massima partecipazione possibile, dalle istituzioni, dai partiti, dalle organizzazioni sociali, dalle cittadine e dai cittadini. Un appuntamento collettivo, al quale nessuno può mancare, se vuole davvero il riscatto del Paese.

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COMUNICATO STAMPA – Venerdì 20 al sacrario dei caduti per la libertà

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COMUNICATO STAMPA

Genova. Venerdi 20 dicembre alle ore 17,30 via XX Settembre – Ponte Monumentale

Presidio con deposizione fiori presso il sacrario dei caduti per la lotta di Liberazione.

Il comitato a difesa della Costituzione, Arci, Anpi, Lista Doria Cgil, Cisl, Uil, Pd, Giuristi democratici, Rifondazione comunista, Sel, AUSER e tante altre associazioni invitano i cittadini ad unirsi a loro venerdì 20 dicembre alle ore 17,30 per deporre un fiore in ricordo dei caduti per la lotta di Liberazione per respingere la violenza e ribadire con forza la necessità di portare avanti i valori di libertà, democrazia e giustizia sociale.

Le forze e le componenti democratiche e progressiste genovesi hanno assistito in queste giornate al crescendo di provocazioni da parte dei manifestanti con profonda inquietudine: condividiamo il malessere generalizzato e lottiamo ogni giorno per esprimere le difficoltà delle persone ma non possiamo che dissentire su tutta la linea per toni, scopi e strumenti utilizzati dai manifestanti.

La preoccupazione per la violazione delle comuni regole di convivenza, per l’identità di chi si cela dietro ai “forconi”, si unisce alla massima solidarietà verso i problemi delle persone che scendono in piazza: anche noi siamo dalla parte di pensionati, studenti, disoccupati, immigrati, famiglie e persone in difficoltà.

Noi intendiamo parteggiare per le manifestazioni civili, che rispettano la legalità e che hanno riguardo della democrazia e dello spirito costruttivo a cui siamo chiamati come cittadini. La soluzione ai problemi del Paese non passa dal disconoscimento delle Istituzioni, ma  dalla partecipazione democratica, dal coinvolgimento nella cosa pubblica e nell’integrazione: è su questo terreno che intendiamo condurre il nostro impegno civile e politico.

Chiediamo a tutte le forze democratiche e rispettose dei principi costituzionali e delle regole che ci siamo dati, che condividano con noi ideali e battaglie o che siano nostri rivali in politica, di presidiare i principi cardine della nostra Repubblica e della nostra convivenza civile.

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Venerdì 17 Gennaio a Varazze

varazze

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13 gennaio 2014 · 22:43

Sulle orme di Don Gallo – Blog – Genova – Repubblica.it

Salviamo la Costituzione

di STEFANO QUARANTA*

*deputato Sel

Il governo delle larghe intese LettaBerlusconi pensò di inserire fra i suoi punti qualificanti la riforma della Costituzione, come se questa fosse una priorità in una fase di crisi economica e sociale del Paese. Lo sconcerto e la profonda avversione di una parte forte dell’opinione pubblica a questa idea portarono alla formazione di comitati in tutto il territorio nazionale e particolarmente attivi si rivelarono i liguri, cui aderirono in modo spontaneo tante realtà politiche e associative, forze sociali ed anche molti elettori ed eletti di quei partiti (innanzi tutto il Pd) che la riforma l’avevano proposta in Parlamento.

Chi come me si è impegnato direttamente in questa battaglia a livello parlamentare approfitta di questo spazio per tornare su un tema su cui è bene non abbassare la guardia anche oggi che il governo nel frattempo diventato delle “piccole intese” LettaAlfano, ha annunciato per bocca del ministro Franceschini il passo indietro sul punto di metodo che avevamo denunciato: la riforma della Costituzione attraverso una deroga all’articolo 138 Costituzione, quello che garantisce la “rigidità” della nostra Carta.

Abbiamo contestato innanzi tutto il ruolo del governo: perché un esecutivo nato per durare solo il necessario a riportare il Paese al voto dopo pochi provvedimenti e la riforma elettorale prodotto da una maggioranza anomala e da una legge elettorale incostituzionale (sentenza della Consulta) dovrebbe arrogarsi un potere, quello di revisione costituzionale, di valenza squisitamente parlamentare? E per quale ragione adottare una procedura d’urgenza prima ancora di aver detto con chiarezza per fare che cosa se non che si sarebbe modificata quasi tutta la seconda parte della Costituzione?

Con la grave anomalia di derogare alla procedura ex articolo 138, proprio quando si intenderebbe portare avanti un progetto così radicale ed ambizioso di riforma. Siamo consapevoli che il Parlamento ha anche una facoltà di revisione costituzionale (e non costituente) e nel nostro programma, quello condiviso da Sel con il Pd di Italia bene comune vi erano proposte efficaci per operare quella che Rodotà ha definito la manutenzione ordinaria della Carta: revisione del bicameralismo perfetto, nuova regolamentazione dello strumento referendario, riduzione del numero dei parlamentari.

Ma tutto questo può essere fatto anzi si sarebbe dovuto già fare, se non si fosse perso del tempo inutilmente, per via ordinaria. Ora però il pericolo che sembrerebbe scongiurato dello sfregio alla nostra Carta, può ritornare insidioso se il modello di riforma elettorale prescelto fosse quello del “sindaco d’Italia”, che riproporrebbe per altra via e subdolamente il sistema presidenziale, vero obiettivo dei presunti riformatori. Una domanda a questo punto sorge spontanea e vorrei rivolgerla innanzi tutto ai nostri interlocutori naturali del Pd: ritenete la Costituzione italiana un baluardo della democrazia ed uno dei pochi elementi di tenuta di un sistema politico fragile o come qualcuno sostiene, anche esplicitamente, un impiccio ed un freno?

Noi di Sel pensiamo che la Carta più che essere modificata andrebbe applicata fino in fondo, a partire da quel diritto al lavoro che è il più clamorosamente inattuato, tanto da farmi ritenere incostituzionali molte delle leggi che negli ultimi anni hanno creato la precarietà e la povertà di tanti nostri concittadini ed in particolare dei giovani. Don Gallo era solito dire di tenere sul suo comodino accanto al Vangelo la Costituzione, il contributo sociale, politico e culturale più alto e nobile partorito della nostra Repubblica. Gallo noi te lo promettiamo, non finirà in soffitta coperto di polvere.

viaSulle orme di Don Gallo – Blog – Genova – Repubblica.it.

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venerdì 20 dicembre Ponte Monumentale

LOCANDINA1

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